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CHIESA DI SAN RAFFAELE ARCANGELO

A pochi passi dal Rione Terra, in via Carlo Rosini , immediatamente a ridosso del centro storico cittadino di Pozzuoli, si erge maestosa, con una movimentata facciata curvilinea che s’ispira alle architetture borrominiane, la chiesa di San Raffaele Arcangelo, un vero gioiello dell’architettura barocca.

L’originalità della chiesa è data proprio dalla sua composizione architettonica: barocca ma progettata con regole classiche, e ingentilita dalle linee dello stile rococò più delicato e raffinato. Essa fu infatti concepita seguendo i cambiamenti artistici che si andavano affermando nel corso del Settecento. Cambiarono i materiali e i colori utilizzati, all’eccesso di oro e bronzo si sostituirono gli stucchi e i marmi. Sono proprio questi ultimi a rappresentare uno degli elementi di spicco che contribuiscono senz’altro a donare prestigio a questa chiesa, ma non solo: l’uso del colore, con toni che vanno dall’ocra al verde smeraldo e la pavimentazione originale.
La pavimentazione è l’unica a non aver subito interventi nel corso del tempo, e ha probabilmente risentito del caldo clima puteolano e del calpestio dei visitatori, che ne hanno alterato la colorazione. Essa è opera di Giuseppe Massa, esponente di una delle famiglie di rigiolari (o maiolicari) più noti nel napoletano, il quale adottò la soluzione dell’impianto in cotto parzialmente decorato, con colori vicini alla natura e quindi allo stile del tempo.

OPERE
La chiesa conserva al suo interno, articolato su una pianta centrale di forma ottagonale sulla quale si proiettano quattro altari simmetrici e una profonda abside che accoglie l’altare maggiore e numerose opere d’arte, sì da farne un piccolo “scrigno” d’arte barocca.

Sull’altare maggiore della chiesa vi è un dipinto (olio su tela,1749) di Giovan Battista Rossi raffigurante L’Arcangelo Raffaele che mostra il luccio a Tobiolo. Con intensi giochi chiaroscurali, la scena risulta quasi un evento galante, con i personaggi che sembrano danzare. Non è stato possibile studiare il dipinto in maniera approfondita a causa dei danni subiti da un restauro realizzato nel 1843.

Sulle pareti laterali dell’abside vi sono invece due opere di un rinomato artista puteolano: Giacinto Diano. Sulla parete sinistra troviamo un ovale raffigurante L’estasi di Santa Teresa d’Avila (1758-1760), mentre su quella destra vi è Santa Maria Maddalena penitente (olio su tela, 1758-60). 
Un’altra opera di Diano è collocata poi nel primo altare a destra ed è Il martirio di Santa Caterina d’Alessandria (olio su tela, 1758). La scelta di questo soggetto è forse da ricondurre all’originaria cappella di Santa Caterina. Ricorrono anche qui tutti gli elementi tipici della pittura del Diano: pur trattandosi di un evento cruento, la composizione è ancora una volta molto elegante e la martire di una bellezza classica e composta.

Sulla parete opposta, ovvero il primo altare da sinistra, troviamo un dipinto di Angelo Mozzillo, L’incoronazione di Maria con gli angeli custodi e gli arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele.

Nella parte alta della composizione vi è la Trinità, poco più in basso l’Immacolata, con la luna ai suoi piedi, incoronata da Cristo e attorniata da santi, tra i quali si distingue sulla destra il solo san Gennaro, affiancato da un prelato che potrebbe essere Nicola de Rosa, vescovo della città dal 1733 al 1774. In basso, in primo piano, disposti l’uno accanto all’altro, sono raffigurati i tre arcangeli. Al centro è Michele, l’arcangelo guerriero, capo dell’esercito di Dio che sconfisse Lucifero, in atto di abbracciare la croce. È affiancato a sinistra da Gabriele, che tiene in mano il giglio, simbolo della Vergine, allusione all’Annunciazione: Gabriele, com’è noto, è l’arcangelo che annunciò alla Madonna la nascita di Cristo. A destra è Raffaele, nelle vesti di pellegrino (riconoscibile come tale per la presenza di una conchiglia simbolo dei viaggiatori, sulla veste) affiancato da Tobiolo, il bambino, che, come narra il Libro di Tobia, fu mandato dal padre, povero e cieco, a recuperare del denaro che gli era dovuto, in un luogo lontano, accompagnato dall’arcangelo Raffaele; il quale, in incognito, assumendo sembianze umane, gli farà da angelo custode e, una volta giunti sul fiume Tigre, gli suggerirà di uccidere il grande pesce che fornirà il fiele per guarire il padre dalla cecità. Alle estremità del dipinto si individuano altri due angeli che, per la presenza di un bimbo (tenuto per mano dall’uno) e di una giovinetta (affiancata dall’altro), si prefigurano come due angeli custodi. Quella della Madonna in presenza dei tre arcangeli è, a differenza di quella in cui la Vergine compare singolarmente con uno o talvolta con due arcangeli, da soli o con altri santi, un’iconografia abbastanza rara.

Nella nicchia sul pilastro a destra dell’abside, all’interno di una cornice intagliata e dorata, è collocata invece una delle poche sculture presenti in chiesa: il San Raffaele arcangelo di Gennaro Vassallo, opera di altissima fattura realizzata nel 1757, e donata alla chiesa dal municipio di Pozzuoli in seguito all’elezione di San Raffaele come patrono minore della città (21 novembre 1749). La statua è scolpita in un solo pezzo di legno e molto probabilmente venne usata come reggi candelabro, vista la posizione del braccio e della mano (sono state infatti trovate molte tracce di cera e bruciature). Vi sono inserti in vetro dipinto ad imitazione di pietre preziose e la decorazione sulla cintola è eseguita in bronzo dorato. I colori molto lucidi simulano la porcellana e gli occhi sono realizzati in vetro e stucco. Manca purtroppo la spada che doveva essere impugnata nella mano destra.


A completare questa elegante struttura architettonica dove la luce che entra dalle ampie finestre delle pareti aiuta ad esaltare ed ad accendere i colori, sovrastano l’ingresso la cantoria e l’organo.
La cantoria (dal termine cantori che erano soliti accompagnare la messa con canti liturgici) in legno intagliato e dorato, fu opera di Cristofaro Pollio, e decorata in oro zecchino da Gennaro Ruggiero.
L’organo, ancora funzionante, è del Settecento ed è opera di Francesco Cimmino, organaro molto attivo a Napoli in quel periodo.

Affacciandosi sul lato sinistro si notano due livelli sotterranei utilizzati come sepoltura.Purtroppo la cripta è a tutt’oggi ancora un segreto da svelare,chiusa al pubblico poichè in attesa di lavori di restauro.

Il perfetto equilibrio degli elementi strutturali e decorativi contribuisce a rendere la chiesa un unicum nel panorama architettonico puteolano. L’unica chiesa puteolana conservata nel suo stile originario, che lo storico dell’arte  e stimato soprintendente Raffaello Causa definì “raro scrigno del più raro rocaille (rococò) napoletano”

Informazioni S.S.Messe:
Feriale:9.30 (ogni sabato e ogni primo venerdì del mese, sospesa nei mesi di luglio e agosto)

Riferimenti

Amministratore Parrocchiale: Rev.do don Pier Paolo Mantelli
Indirizzo:  Via Carlo Rosini 7 
Cap: 80078 – Città: Pozzuoli
Telefono: 0815266017

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