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I vulcani

I Campi Flegrei,dal punto di vista geologico, sono una grande caldera in stato di quiescenza, con un diametro di 12–15 km, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dai rilievi settentrionali del cratere di Quarto, la collina di Sanseverino, l’acropoli di Cuma, e Monte di Procida. In questo circuito si trovano numerosi crateri e piccoli edifici vulcanici (almeno ventiquattro), alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali(ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché causa del fenomeno del bradisismo. 
 In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica come il Tufo Grigio Campano (o Ignimbrite Campana) o il Tufo Giallo.
Nel 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n. 33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco regionale dei Campi Flegrei. I Campi Flegrei costituiscono un’area ad alto rischio vulcanico sottoposta a costante sorveglianza dall’Osservatorio Vesuviano, sia attraverso periodiche campagne d’indagine sia con un monitoraggio continuo.

Fasi geologiche

Nei Campi Flegrei si riconoscono e distinguono tre periodi o fasi geologiche:

  • il Primo Periodo Flegreo: risale a 42 000–35 000 anni fa; è caratterizzato da banchi in piperno e tufi grigi pipernoidi, riconoscibili nella collina dei Camaldoli, come nella dorsale settentrionale e occidentale del monte di Cuma; altri prodotti a esso riferibili sono quelli profondi di Monte di Procida, riconoscibili negli strapiombi della sua costa. Per questo periodo si parla anche del vulcano Archiflegreo la cui attività vulcanica esplosiva raggiunse l’apice con l’esplosione che disseminò in buona parte della regione Campania l’Ignimbrite campana e che portò allo sprofondamento della caldera (39 000 anni fa);
  • il Secondo Periodo Flegreo: databile fra i 35 000–10 500 anni fa; proprio 35 000 anni fa avvenne la maggiore eruzione della storia che si è caratterizzata per l’esteso deposito di tufo che ricopre l’intera piana campana per un’area di oltre 10 000 chilometri quadrati; circa 15 000 anni fa si verificò un altro evento catastrofico quando nei vulcani si formò un quantitativo di pomici e ceneri a causa della frammentazione di 40 chilometri di magma, il cui prodotto fu il tufo giallo che costituisce i resti di un immenso vulcano subacqueo (avente un diametro di circa 15 km e Pozzuoli al suo centro), il cui cratere residuo è formato dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dalla dorsale settentrionale di Quarto, dai monti di Licola-S.Severino, dal dicco del monte di Cuma, e da Monte di Procida. All’interno di questo cratere si erge ancora il massiccio tufaceo del Monte Gauro che si colloca tra Pozzuoli e l’Averno;
  • il Terzo Periodo Flegreo: datato dagli 8.000 ai 500 anni fa; è caratterizzato dalla pozzolana bianca che costituisce il materiale di cui è formata la maggior parte dei vulcani che formano i Campi Flegrei. Essi si sono collocati tutti all’interno del cratere primordiale del Secondo Periodo Flegreo; a grandi linee si può dire: con un’attività iniziale a sud-ovest nella zona di Bacoli e di Baia (10.000–8.000 anni fa); un’attività intermedia in area centrale, zona tra Pozzuoli, Montagna Spaccata e Agnano (8 000–3 900 anni fa); e infine un’attività più recente spostatasi nuovamente verso occidente a formare l’Averno e il Monte Nuovo (3.800–500 anni fa), un piccolo cono vulcanico alto 133 metri vicino al Lago di Lucrino nel comune di Pozzuoli. L’ultima eruzione è stata quella del Monte Nuovo nel 1538 dopo un periodo di quiescenza durato circa 3.000 anni ed è tra le eruzioni di minore intensità avvenute ai Campi Flegrei.

L’età di inizio del vulcanismo nell’area flegrea non è precisamente noto: la geologia di superficie è stata ricostruita facendo riferimento ai depositi dell’Ignimbrite Campana (39.000 anni) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni) che, in virtù della loro distribuzione areale e continuità laterale, costituiscono utili orizzonti guida.

Per approfondire l’eruzione dell’Ignimbrite Campana (IC-avvenuta 39.000 anni fa) e l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano (TGN-avvenuta 15.000 anni fa):
Approfondimento sulla dinamica eruttiva e sul collasso calderico dell’Ignimbrtite Campana. fonte ingv
Approfondimento sulla dinamica eruttiva e sul collasso calderico del Tufo Giallo Napoletano.-fonte ingv

I crateri spenti e i vulcani attivi

POZZUOLI

  • Monte di Cuma (parte tufacea):  Il rilievo su cui si colloca l’acropoli di Cuma è costituito verso nord e verso est da lave trachitiche precalderiche associate a brecce e scorie riferibili al “Primo Periodo Flegreo” , mentre il suo nucleo e la sua parte orientale e meridionale è caratterizzata da tufi gialli postcalderici del “Secondo Periodo Flegreo”.
  • Il Monte Gauro: Alla sua altezza deve il suo nome di origine greca, dai quali era chiamato chiamato “maestoso” (Gauro = maestoso). E’ un vulcano in stato di quiescenza. Si tratta dell’edificio vulcanico di maggiore elevazione dei Campi Flegrei, sui quali svetta con le sue tre cime del monte Barbaro a sud (331 m s.l.m.), monte Sant’Angelo a nord (308 m s.l.m.) e del monte Corvara (290 m s.l.m.). Il cratere di Campiglione, dal diametro di 750m, costituisce la caldera del vulcano.
    La struttura vulcanica è costituita da tufo giallo campano litificato, che è stato ampiamente estratto nelle cave ormai abbandonate del settore sud. Il versante di sud-ovest è collassato, formando il Circo di Teiano, mentre nel lato sud-est è stato aperto il varco della “Porta del Campiglione” attraverso cui si accede al cratere omonimo che costituisce il fondo del monte Gauro. Sul vulcano crescono piante tipiche della macchia mediterranea ed un fitto castagneto.
  • Monte Olibano:Il monte Olibano è un duomo di lava di trachite alto 155 m. Sovrasta la costa nord del golfo di Pozzuoli; sulle sue pendici è presente l’Accademia aeronautica di Pozzuoli. Poggia sui depositi del monte Spina ed è a sua volta coperto da altri prodotti eruttivi, in particolare dalle emissioni della Solfatara, di cui costituisce la parte più alta della cintura craterica. La roccia vulcanica che lo costituisce, grigio scura, è fratturata come frutto della contrazione della lava durante il suo raffreddamento e dell’idro-termalismo.
  • Vulcano Solfatara:la Solfatara è un cratere ancora attivo dove si manifestano potenti fumarole che erompono i loro vapori sulfurei a oltre 160 °C, mentre in una depressione centrale della caldera si può osservare del fango che bolle a 140 °C. Nel vulcano vennero girati alcuni famosi film di Totò, tra cui Totò all’inferno e 47 morto che parla, nonché le sequenze “vulcaniche” nel film dei Pink FloydPink Floyd: Live at Pompeii. Sito ufficiale clicca qui
  • Lago d’Averno: è un lago vulcanico che si trova nel comune di Pozzuoli e precisamente tra la frazione Lucrino e Cuma.
    Il nome Avernus deriva dal greco άορνος (senza uccelli), infatti si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli. Secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all’Oltretomba, regno del dio Plutone: per tal motivo, gli inferi romani (l’Ade greco) si chiamano anche Averno e non a caso nella Divina Commedia di Dante Alighieri viene anche descritto come dimora terrestre di Lucifero, l’angelo caduto dal Paradiso. Il lago di Averno giace all’interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa.
    Infatti anche il poeta Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide, colloca vicino a tale lago l’ingresso mistico agli Inferi, dove l’eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238).
  • Monte Nuovo:Si formò tra il 29 settembre e il 6 ottobre 1538 a seguito di un’eruzione che distrusse il villaggio medievale di Tripergole e mise in fuga la popolazione locale.Sul vulcano crescono piante tipiche della macchia mediterranea. E’un’oasi naturalistica aperta al pubblico e manifesta attività vulcanica secondaria, come microterremoti e fumarole. Essendo una delle decine di bocche eruttive della caldera vulcanica “Campi Flegrei”, ne condivide la classificazione geologica di vulcano attivo in fase di quiescenza.  

QUARTO

Noto anche come Quarto Flegreo,il comune di Quarto si trova a nord-ovest di Napoli, nell’entroterra flegreo. Il territorio comunale corrisponde pressoché alla cosiddetta “Piana di Quarto”: una depressione del sottosuolo a forma ellittica, contornata da una cinta collinare e dovuta a una forte attività vulcanica altamente esplosiva.La Piana di Quarto è cinta a sud e a Est da resti di edifici vulcanici recenti, a nord e a nord-est dai resti dell’antica caldera originatasi in seguito all’eruzione dell’Ignimbrite Campana; a ovest invece vi sono estesi depositi di tufo giallo ampiamente sfruttato con cave per l’estrazione di materiale da costruzione.
Tracce palesi delle passate attività vulcaniche a Quarto si possono riscontrare in località “Punta Marmolite” (a nord-est della Piana) dove è osservabile un “duomo di lava”, sorto a causa di una piccola eruzione nella quale il magma si solidificò appena uscito dalla bocca eruttiva.
Quello di Quarto è il più grande cratere spento dei Campi Flegrei.

BACOLI

L’area del comune di Bacoli è di origine vulcanica. Appartiene al sistema dei Campi Flegrei e si è formata nell’ultima fase eruttiva, “Terzo Periodo Flegreo”. In particolare la zona dove sorge la cittadina è caratterizzata da un allineamento di sette vulcani, disposti su di un unico asse, formato dai crateri e resti di crateri di:

  • Tre vulcani più antichi che si datano fra i 35.000 e i 10.500 anni fa:

1) Capo Miseno( la caldera è particolarmente ben visibile dal mare. Una veduta privilegiata la si ha prendendo il traghetto che da Pozzuoli porta alle isole di Procida e Ischia, che costeggia il Capo Miseno);
2) Porto di Miseno (i cui bordi residui sono riconoscibili nel lungo isolotto di Punta Pennata e di fronte a essa nelle due punte di Punta Terone e Punta della Sarparella);
3) tutto il rilievo che caratterizza il centro antico di Bacoli, da Punta del Poggio e Piscina Mirabile fino a Centocamerelle.

  • Verso nord, fuori dal paese, un po’ distanziati dai precedenti ma sempre sullo stesso allineamento, abbiamo gli altri quattro vulcani, più recenti, che si datano fra i 10.500 e gli 8.000 anni fa:

4) e 5) i due crateri chiamati Fondi di Baia (sull’orlo di uno dei quali è posto il Castello Aragonese di Baia e risale la strada provinciale che da Pozzuoli porta a Bacoli);6) il Golfo di Baia che ha quasi del tutto smantellato il 7), un altro vulcano i cui bordi e rilievi residui si riconoscono in Punta Epitaffio e nel costone roccioso di tufo giallo che guarda verso Lucrino.

LE ISOLE

  • Monte Epomeo (Isola d’Ischia): è un horst vulcano-tettonico inserito al centro di un complesso sistema di faglie attive. La sua ultima eruzione di cui si abbia notizia risale al 1302, ma quella più significativa nell’area dello horst è avvenuta 55.000 anni fa ed è stata registrata dalla formazione stratigrafica del Tufo Verde di Monte Epomeo, una pozzolana di colore bianco/bianco-giallastro per le piroclastiti depositate in ambiente esclusivamente subaereo, tipicamente di colore verde chiaro/verde grigiastro ma che risulta alterato per il contatto prolungato con l’acqua marina.
  • Procida: l’isola è completamente di origine vulcanica, nata dalle eruzioni di almeno quattro diversi vulcani , oggi completamente spenti e in gran parte sommersi(tra cui ChiaiaCarbonchioPozzovecchio).
  • Isola di Vivara: attualmente disabitata ed è una riserva naturale statale. Il suo litorale è inoltre compreso nell’Area marina protetta Regno di Nettuno. L’isola costituisce il margine occidentale di un cratere vulcanico originatosi circa 55000 anni fa, oggi sommerso, delimitato sul lato orientale dal promontorio di Santa Margherita nell’isola di Procida. Sicuramente ancora in epoca romana Vivara era collegata all’isola di Procida da una stretta falesia, oggi scomparsa, sul lato settentrionale del cratere.