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Le Terme puteolane

Pozzuoli ha avuto fama fin dall’antichità non solo per il suo porto e per la bellezza del suo paesaggio, ma anche e soprattutto per le sue acque minerali.  In epoca romana fu una delle più famose stazioni termali e per l’abbondanza di sorgenti maleodoranti meritò l’appellativo di “Putèoli”, da cui deriva il nome attuale.
I romani riuscirono a dare all’area flegrea la fama di luogo dove curare tutti i malesseri del corpo e della mente, una nomea che impiegò pochissimo tempo a percorrere tutto il mondo allora conosciuto. È durante il periodo d’oro della Repubblica che i romani si resero artefici di una campagna sistematica di sfruttamento delle fonti termali flegree.
Caduto l’Impero romano, tutta l’area termale flegrea andò man mano eclissandosi. I centri più rinomati e famosi, vedi Baia e Puteoli, che proprio in quel periodo avevano conosciuto i più grandi splendori, vissero un lungo periodo di declino ed oblio. Ma nonostante tutto, le terme non smisero mai di funzionare. 

Il villaggio di tripergole e gli antichi balnea


Pietro da Eboli: Balneum Tripergulae. La terma romana, distrutta dall’eruzione del Monte Nuovo, era caratterizzata da due stanze, in una delle quali ci si spogliava, mentre nell’altra ci si curava. 

A seguito dell’opera di Pietro da Eboli, il De Balneis Puteolanis (o il De Balneis Terrae Laboris), scritta nel XIII secolo alla corte di Federico II di Svevia, gli Angioini incoraggiarono la popolazione all’uso delle sorgenti flegree a fini terapeutici. Sul Lago Lucrino, presso una piccola collinetta di tufo (chiamata Monticello del Pericolo) su cui essi avevano edificato un castello, sorse ben presto un villaggio chiamato Tripergole( Tripergole sta per “tre pergole” ossia tre stanze che poi erano in sintesi le stanze di quelle antiche terme che si componevano di un frigidarium, un tepidarium e un calidarium, la stanza fredda, quella tiepida e quella calda).Esso si sviluppò dove più numerose si addensavano le fonti e gli impianti termali romani, proprio a seguito dell’afflusso dei numerosi malati. Il villaggio, oltre ad avere un certo numero di case, aveva una chiesa nel castello (dedicata allo Spirito Santo e a Santa Marta) ed una seconda chiesa dedicata a Santa Maddalena, un ospedale con circa 30 letti fatto costruire da Carlo II d’Angiò con annessa una farmacia, poi tre osterie per i forestieri, ed infine una casina di caccia reale, ed una cavallerizza. Con l’eruzione vulcanica del Monte Nuovo nel 1538 la topografia del luogo cambia totalmente: viene cancellato completamente il villaggio di Tripergole con tutti i suoi edifici civili, religiosi e militari; scompare il Monticello del Pericolo; vengono totalmente distrutte o sepolte le antiche sorgenti termali di epoca romana che si trovavano presso il villaggio,distrutti per sempre anche i resti della villa di Cicerone chiamata Academia.

Scompare anche una grande sala termale romana, di forma circolare con sei finestre nella cupola, chiamata “Truglio”. Questo edificio che viene detto simile a quello di Baia seppure di dimensioni minori, aveva una forma dodecagonale ed era coperto da una cupola con sei finestre che davano luce al suo interno, mentre le pareti interne erano scandite da 12 nicchie. La didascalia del Sangallo recita: “Ale III Perghole, ed evi VI lumi nela volta” (le L nelle nicchie segnano dove si collocavano le sei finestre [ Lumi ] nella cupola).


Degli antichi stabilimenti termali,la città di Pozzuoli,conserva i resti di ben tre stabilimenti termali: uno dedicato a Diana(vedi I monumenti – Baia), un altro dedicato a Nettuno (vedi I monumenti -Pozzuoli) e un terzo situato presso il bellissimo Serapeo.Le Terme, decadute con la città in seguito alle invasioni barbariche, saccheggi e fenomeni naturali, svilupparono dopo qualche tempo l’interesse scientifico e letterario di un monaco nel XII o XIII secolo, chiamato Alcaldino, che le riportò alla luce, restaurò e infine descrisse in versi latini dedicati all’imperatore Federico II e a suo figlio Enrico. Non servì a molto visto che verso la fine dell’ottocento le antiche terme furono nuovamente abbandonate, ma nel frattempo erano sorte delle nuove Terme che sfruttavano le numerose acque della plaga flegrea in diverse forme di trattamento.

Pozzuoli tornò ad essere così conosciuta e frequentata per le sue acque e per le sue cure e nel 1930 erano già in funzione un buon numero di stabilimenti. Fu Crescenzo D’Alicandro ad interpellare l’architetto Federico Sabino per costruire il famosissimo edificio rosso e giallo sul lungomare.L’hotel “Terme Puteolane”oltre ad offrire ai proprio ospiti un bellissimo panorama,ospitava un centro benessere.L’albergo era un polo attrattivo rinomato e frequentato dai locali e non locali personaggi famosi ed appartenenti all’alta nobiltà. Tra quelli che volentieri si fermavano per una sosta curativa abbiamo: Totò,Eduardo De Filippo, il principe Umberto II di Savoia ed alcuni Presidenti della Repubblica.Lo splendido edificio edificato su una delle sorgenti termali puteolane (sorgente termale ai piedi del Monte Olibano e della Solfatara) vede oggi la sua attività conclusa.L’intero edificio è in disuso.

Le acque che hanno reso famosa Pozzuoli appartengono al tipo delle clorurato-miste, tipiche, assieme a quelle di Agnano, dei Campi Flegrei: sono ricche in varia misura di cloruro di sodio e, in quantità minore, di solfato di sodio e sgorgano ad una temperatura che varia da 39 a 65 gradi centigradi e viene utilizzata per bagni, fanghi vulcanici, inalazioni, irrigazioni, idromassaggi utili nella cura di malattie artroreumatiche, otorinolaringoiatriche, respiratorie, neurologiche, linfatiche, del ricambio e ginecologiche.

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